I giorni dell’abbandono confidente

Può capitare a tutti, nel cammino della vita, di cadere in una contraddizione che ha qualcosa di tragicomico: chiedere aiuto a Dio e contemporaneamente impedirgli di darcelo. Vorremmo che intervenisse nella nostra vita ma nello stesso tempo gli togliamo lo spazio per operare. Il motivo è quasi sempre lo stesso: vogliamo fare tutto noi. Non solo il corpo e la mente, ma anche l’anima può ammalarsi di iperattività e dimenticare che c’è Qualcuno che si prende cura di noi. 

Nelle Scritture è presente una linea di pensiero che potremmo intitolare “Lasciami fare”. Per esempio il salmo 127 dice: “Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”. Esiste una dimensione della fede che non spinge tanto ad agire quanto a lasciare che sia Dio a farlo. Un’azione che consiste semplicemente nell’acconsentire e affidarsi. A qualcuno potrebbe sembrare troppo comodo, in realtà è il lavoro più faticoso: spostare noi stessi rinunciando all’idea di essere insostituibili.

Gesù raccontò di un seme nascosto nella terra che sembra ormai perduto finché un giorno eccolo spuntare, germogliare e portare frutto (cfr. Mc 4,26-32). Ormai pensavamo che quel seme avesse deluso le aspettative, invece aveva semplicemente bisogno di tempo. Sono tanti quelli che fremono nell’attesa di questi germogli: genitori che affermano di non vedere nei figli i frutti che desideravano, educatori frustrati, parroci scontenti della loro comunità, chi sta aspettando una risposta importante, una telefonata decisiva, chi soffre perché non ha ricevuto corrispondenza a un’amicizia o a un’amore offerti. Spesso si è tentati di intervenire drasticamente, di forzare i tempi, il vangelo invece ci invita alla calma fiduciosa, come anche secoli prima Isaia con parole che non hanno smesso di riscaldare il cuore: «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza» (Is 30,15.18). “Abbandono confidente”, che meraviglioso atteggiamento. C’è un tempo in cui non si può fare nulla, uno stato di inattività da accettare. Questo inverno dello spirito è una stagione dura da vivere, tutto sembra perduto. Inutile, anzi dannoso, sarebbe poi andare a scavare per vedere se sotto terra sta succedendo qualcosa, per il seme vorrebbe dire la rovina. Si può solo attendere. C’è una vita che si prepara a sbocciare e che ha bisogno di silenzio e di fiducia, finché un giorno…

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