Le ferite guarite

Ultimamente quando leggo i racconti della risurrezione ciò che mi colpisce e mi attira di più è il momento in cui Gesù risorto mostra agli apostoli le sue ferite. Si trovano nelle mani, nei piedi e nel costato. Ormai non sanguinano più, sono piaghe guarite che appartengono a un corpo che ha vinto la morte. Ci svelano un punto chiave della vita, non solo di quella di Gesù ma di ogni essere umano. Ci dicono che quando si ama prima o poi si resta feriti. Quando si è generosi con gli altri ci sarà sempre qualcuno che ne approfitterà, a dare fiducia si può venire traditi, se si compiono sacrifici per qualcuno spesso non si riceve nessuna gratitudine, se si perdona non è detto che l’offensore si ravveda, ad essere giusti si incontrerà la violenza degli ingiusti, ad essere buoni la derisione. Amare è un grosso rischio e mai se ne esce indenni, amare ci rende vulnerabili. 

È proprio questa la scelta umana per eccellenza, se rinunciare ad amare per evitare di soffrire, oppure se amare nonostante il pericolo. Ci sono tanti che dopo alcune delusioni si fermano, si inaspriscono: – Chi me lo fa fare? – dicono. E da quel momento il loro cuore si irrigidisce, la loro vita si chiude nella difesa di se stessi.

Le ferite risanate di Gesù risorto parlano diversamente. Anche lui è stato colpito e ucciso perché ha amato, senza porsi limiti, senza escludere nessuno, fino alla fine. Non si è fermato neppure quando è rimasto solo, quando nessuno lo incoraggiava più. Mostrandoci quelle ferite è come se ci dicesse: – Ho sofferto per voi, ma ne è valsa la pena. Vivere senza amore è molto peggio. Non scoraggiatevi, non smettete mai di amare, neanche se foste gli unici rimasti a farlo. Guardate le mie ferite, sono rimarginate: sono risorto perché ho amato.

Buona Pasqua! Tanti auguri a tutti!

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