Sette tecniche e una sorpresa finale

Come riuscire ad avere buone relazioni con gli altri? Con la solita smodata generosità la Rete risponde a questa domanda con centinaia di siti pronti a offrirci i dieci suggerimenti pratici, i quattro principi, le nove strategie, i dodici punti chiave… e via numerando, per un totale di centinaia di consigli che forse ci renderanno più socievoli, ma chissà se ci semplificheranno la vita. Eppure tra questi elenchi mi è capitato di trovarne uno veramente utile, anche perché, leggendolo, ho fatto una scoperta inaspettata:

SETTE TECNICHE PER MIGLIORARE LE RELAZIONI

Le sei parole più importanti
Riconosco di aver commesso un errore.

Le cinque parole più importanti:
Hai fatto un buon lavoro.

Le quattro parole più importanti:
Che cosa ne pensi?.

Le tre parole più importanti:
Se tu potessi.

Le due parole più importanti:
Grazie tante.

La parola più importante:
Noi.

La parola meno importante:
Io.

La scoperta è stata questa: ognuna di queste tecniche funziona anche nel nostro rapporto con Dio. Vediamole una per una:

Riconosco di aver commesso un errore. Era una delle qualità che Gesù apprezzava maggiormente negli altri. Ci ricorda la parabola del fariseo e del pubblicano e, ancor di più, tutte le cadute di Pietro.

Hai fatto un buon lavoro. Anche di Gesù dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa». Significa aprire gli occhi per cogliere l’opera di Dio intorno a noi (e anche in noi!) e confidargli che l’apprezziamo.

Che cosa ne pensi? Presentare a Dio un nostro problema, una preoccupazione, una scelta incombente e chiedergli il suo punto di vista. La sua risposta non mancherà.

Se tu potessi. È la vera preghiera, quella più giusta. Di fronte a queste parole Gesù non sapeva resistere. Come quando il padre del ragazzo epilettico gli disse. «Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». E Gesù: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».

Grazie tante. Dio ci ama gratuitamente, ma ciò non gli impedisce di gioire nel vederci capaci di gratitudine.

Noi. Io e Te. È il pronome di chi sa di non essere mai solo, di chi sente la propria vita unita per sempre alla Sua.

Io. Era la parola meno importante anche per Giovanni Battista che diceva: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire». E quando il nostro io si mette da parte avviene un fatto straordinario, scoperto da san Paolo: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me».