Telefonate insolite

Durante i mesi di segregazione forzata, che hanno distinto la primavera 2020 da tutte quelle precedenti, ho ricevuto delle telefonate insolite. Giungevano da persone diverse, perlopiù appartenenti alle parrocchie nelle quali lavoro. Il motivo della singolarità era questo: volevano semplicemente chiedermi come stavo. Anche io allora ho iniziato a chiamare quelli con cui solitamente collaboro: «È da tanto che non ci vediamo, come stai?». Questo tipo di contatto umano, forse il più elementare che esista, aveva il sapore di una novità. In effetti, fino ad allora ci eravamo sentiti più che altro per motivi pratici: stabilire una data, consultarci su una decisione, organizzare qualcosa. Forse non era mai capitato di cercarci soltanto per sapere come stavamo. Non a caso la telefonata standard iniziava sempre con queste parole un po’ sbrigative: «Pronto, ciao, dimmi pure».

Credo che questa esperienza sia stata comune anche a molti altri e che nasconda un messaggio da cogliere. C’è un rischio infatti che stiamo correndo in molte comunità cristiane, soprattutto se pressate dalla pastorale, quello di cercarci solo perché abbiamo qualcosa da fare insieme. Quando però le attività finiscono, anche il rapporto tra noi si interrompe e l’altro scompare dal nostro orizzonte. Siamo, insomma, più collaboratori che amici, più colleghi che fratelli. Beninteso, il vangelo stesso ci spinge a lavorare insieme per il bene degli altri, ma, se andiamo in radice, ci rivela  prima di tutto che ognuno ha un valore non per le sue capacità operative, ma semplicemente in se stesso, come persona. La comunione e l’amicizia, in altre parole, vengono prima dell’azione. Dietro l’atteggiamento che sottolineavo, invece, si intravvede in filigrana l’idea che le cose siano più importanti delle persone. Cosa succederebbe se provassimo a fare un capovolgimento? Sarebbe un piccolo, immenso passo, dai frutti incalcolabili. Come tutte le grandi riforme anche questa non può che partire dal basso profilo, da dentro di noi. Nasce da uno sguardo nuovo verso i nostri collaboratori, non più soci ma compagni di cammino, fratelli che continueranno ad esserlo anche quando le attività saranno a riposo. E se un giorno le strade della vita ci allontaneranno nessuno di loro perderà il suo posto nella nostra anima.