La luce dell’ombra. Allontanarsi dalla comunità

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Arturo Paoli era stato monaco nel deserto, al seguito delle carovane di nomadi. Raccontava che tutte le mattine all’alba un cammello a turno fuggiva lontano, ma nessuno cercava di inseguirlo o di richiamarlo indietro. Passato il mezzogiorno si scorgeva un punto all’orizzonte che si avvicinava sempre più. Quando il fuggitivo era ormai abbastanza vicino, un arabo si avvicinava a lui dolcemente e cominciava a camminargli accanto cantando sommessamente. Il giorno dopo il fuggitivo di ieri era quello che offriva per primo il suo dorso, e un’altro fuggiva.

La vita in comune è faticosa, talvolta soffoca, induce alla fuga. Per questo dobbiamo lasciare che l’altro possa allontanarsi per tornare. Spesso il ritorno di chi si era separato è impedito dal giudizio, dal rimprovero, dalle certezze di chi è rimasto nel recinto. Mentre la cosa più sensata è lasciare spazio, sapere che domani anche noi saremo tentati dalla fuga, sapere che chi torna, se accolto con rispetto, domani sarà il primo a offrirsi in aiuto.

                (Raccolto da Elena Granata, “La scappatella del cammello, Città Nuova)

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