La luce dell’ombra. Nella vita non ho fatto nulla di speciale

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 «Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli».  (Atti degli Apostoli 1,26)

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Mattia era l’apostolo in panchina, quello che è stato scelto per sostituire Giuda. Il fatto strano è questo: di lui non si era mai parlato prima e mai si parlerà più dopo questa citazione. Eppure era uno che aveva seguito Gesù fin dall’inizio e che era stato testimone della sua risurrezione (erano questi i requisiti richiesti per poter diventare un apostolo). Roberta, della comunità di Bose, ha scritto di lui: «Mattia ha ricevuto un ministero proprio perché non lo cercava, per lui era sufficiente, essenziale, essere discepolo, non cercava altro, amava il nascondimento, quella qualità del servire, dell’amare senza vanto, senza apparire, senza voler essere qualcuno, senza riconoscimenti». Spesso inseguiamo l’idea che nella vita bisogna fare qualcosa di speciale, di fuori dall’ordinario. Mattia ha ricevuto perché non cercava, forse non c’è cosa più speciale dell’essere persone ordinarie, fedeli, serie.