I cagliaritani /4
Gli italiani quando parlano in italiano sono in grado di creare qualsiasi tipo di accento. Ogni regione, ogni provincia, ogni paesino ha il suo. In questa Babele nazionale i sardi occupano un curioso primato. Mentre tutti tendono a semplificare la lingua accorciando le parole, eliminando le consonanti non indispensabili, troncando le frasi troppo lunghe, i sardi invece, ritenendo forse la lingua nazionale eccessivamente semplice, aggiungono lettere, raddoppiano le consonanti, pronunciano le parole fino all’ultima vocale con un impegno che commuove i penisolani.
Ma veniamo al punto: i sardi stessi restano a bocca aperta quando sentono parlare un cagliaritano. Qui non è più solo questione di raddoppi e complicazioni, qui c’è qualcos’altro. Non è senza emozione che comunico di aver modestamente individuato il segreto della cadenza cagliaritana e che ora, per la prima volta al mondo, lo annuncio alla comunità glottologica internazionale:
La regola linguistica del popolo cagliaritano consiste nel
far cadere uno smisurato accento tonico sulla terz’ultima sillaba della frase.
Nessuno si spaventi, è molto semplice, lo spiegherò con degli esempi in modo che ognuno possa esercitarsi a parlare italocagliaritano. Prima di tutto bisogna ricordare che l’accento tonico consiste nel pronunciare una vocale soffermandosi un po’ di più su di essa. Per esempio: ” i pòrtici di vìa Ròma”.
Ecco come si parla a Cagliari.
Un sardo qualunque dice: – Me ne vàdo a pescàre.
Un cagliaritano: – Me ne vado a pèeescare.
S. q.: – Vàdo al Poètto a fàrmi ùna bìrra.
Cagliaritano: – Vado al Poetto a farmi unàaa birra.
S.q.: – Mi hànno assùnto àlla Rinascènte.
Cagliaritano: – Mi hanno assunto alla Rinàaascente.
S.q.: – Sèi sèmpre ìn ritàrdo.
Cagliaritano: – Sei sempre in rìiitardo.
Avete provato? Ci vuole un po’ di esercizio, ma non è difficile. Ce la potetèee fare!